23/7/2021
Agnoletto risarcito trent'anni dopo l'agguato di Maniero la vicebda Mestre Quella notte dell'88 non passerà mai. Impossibile dimenticare il terrore e il dolore di quei momenti: Donato Agnoletto, 33 anni fa, venne sequestrato dalla banda di Felice Maniero, insieme alla moglie e alla figlia, e ferito da tre colpi di pistola per essersi rifiutato di consegnare i codici per accedere al caveau della ditta di vigilanza di cui era a capo. Dopo oltre tre decenni, qualche anno fa ottenne per quell'episodio un risarcimento da oltre un milione di euro. A questo indennizzo si è aggiunto, nei giorni scorsi, un ulteriore contributo destinato del Comitato per la solidarietà alle vittime di mafia e di reati violenti, presieduto dal prefetto Marcello Cardona, di circa 56 mila euro. «Si tratta di una cifra - spiega Agnoletto - legata al ricorso delle spese legali sostenute nella causa contro Maniero. La sentenza prevedeva 7mila euro, quando io ne avevo sostenuto oltre dieci volte tanto. Allora abbiamo presentato ricorso e questo è il risultato di quanto ci è stato riconosciuto». Era il 15 febbraio del 1988. Sei persone, alcune di questa in divisa della guardia di finanza, si presentarono a casa di Agnoletto. All'epoca, era il titolare della società di vigilanza privata Cvp. I banditi volevano accedere al caveau dell'azienda, dove - secondo i banditi - vi erano custoditi diversi miliardi (di lire, ovviamente). La banda lo aveva trascinato in un laboratorio di lampadari in campagna poco distante da Mestre. Qui, uno dei malviventi gli aveva una pistola alla tempia: a quel punto Agnoletto aveva reagito disarmandolo e ferendolo. I rapitori allora avevano esploso tre colpi contro di lui e poi erano scappati. Le indagini della squadra mobile non erano mai state in grado di individuare gli autori di quel sequestro. Era stato lo stesso Maniero, in seguito, a confessare l'agguato. Agnoletto venne colpito a morte. Si salvò per miracolo. Quello che non avrebbe mai immaginato era di dover lottare con le istituzioni per ottenere avere un risarcimento delle pene patite. «L'Inail - commenta - addirittura non voleva riconoscermi l'infortunio sul lavoro perché il sequestro era avvenuto dopo la mezzanotte, quindi secondo loro oltre l'orario. Ho dovuto pagare un avvocato e presentare ricorso per ottenere semplicemente ciò che mi spettava di diritto». E in questi anni Agnoletto non ha mai smesso di lavorare, sempre nell'ambito della sicurezza. E vedere Maniero districarsi tra libri, speciali tv, interviste e film, che effetto fa? «Ho sempre detto che Maniero ha scelto un lavoro: quello del delinquente. Quello che mi ha dato più fastidio è che a chi ha subito i danni delle sue scorribande siano successe le cose più incredibili da parte delle istituzioni, che invece di difendere i cittadini non hanno fatto altro che abbandonarli costringendoli a rivolgersi a dei legali per ottenere giustizia».D.Tam.© RIPRODUZIONE RISERVATA fonte il Gazzettino
Leggi tutto>>>Risarcito dopo 33 anni dalla tentata rapina e ferimento da parte della mafia del Brenta