L’Italpol vanta nei confronti della Pa 56 milioni di euro di crediti. 12 miliardi è l’Iva pagata dall’istituto di vigilanza calcolata anche sui soldi ancora non incassati dallo Stato
E’ stata una Pasqua triste quella di Italpol e dei suoi dipendenti. L’azienda, una delle principali nel settore della sicurezza e vigilanza privata, si trova infatti con l’acqua alla gola per mancanza di liquidità e sull’orlo del fallimento. Una situazione drammatica che si ripercuote sui circa1.800 dipendenti con la mancata o ritardata corresponsione della retribuzione. Una condizione che potrebbe comportare gravi disagi se i dipendenti decidessero di scioperare e di non prestare servizio nei tanti aeroporti, metropolitane, ospedali ed enti locali.
A generare maggiore indignazione è che a causare tanti problemi al noto istituto di vigilanza romano non sono stati investimenti sbagliati, comportamenti avventati o una gestione scorretta. L’Italpol naviga infatti in cattive acque a causa dei ritardati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione. 56 milioni di euro di crediti che l’Italpol vanta nei confronti della Pa e che non riesce a incassare. E, ai quasi 60 milioni di euro di crediti, vanno aggiunti 12 milioni di euro di Iva che l’azienda è stata costretta a versare a quello stesso Stato che non onora i suoi debiti. Perché se da una parte lo Stato ritarda, oltre ogni immaginazione, i pagamenti alle imprese fornitrici, dall’altra queste aziende sono costrette a versare il pagamento dell’Iva, puntuali come un orologio svizzero, e calcolata anche sui soldi ancora non incassati dalla Pa.
Si tratta di una difficile situazione contro la quale Italpol si trova a combattere da molto tempo, nella quale tuttavia non si trova sola. Sono infatti moltissime le imprese che combattono contro i ritardati pagamenti da parte della Pa e aumentano in maniera allarmante quelle che non riescono a sopportare la pressione e finiscono per chiudere. Il fenomeno si è acuito con l’inizio della crisi. Prima dell’ondata recessiva le banche vedevano nella certezza dei crediti delle aziende un requisito sufficiente per accedere a dei prestiti, una liquidità che ha permesso per molto tempo alle aziende di sopravvivere nonostante i prolungati ritardi nei pagamenti da parte della Pa. Oggi la realtà è cambiata, con l’avvento della crisi i criteri si sono fatti più stringenti e gli istituti di credito hanno chiuso la possibilità di accedere a finanziamenti esibendo i soli crediti nei confronti dello Stato, condannando così le aziende al fallimento. http://www.oipamagazine.eu
A generare maggiore indignazione è che a causare tanti problemi al noto istituto di vigilanza romano non sono stati investimenti sbagliati, comportamenti avventati o una gestione scorretta. L’Italpol naviga infatti in cattive acque a causa dei ritardati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione. 56 milioni di euro di crediti che l’Italpol vanta nei confronti della Pa e che non riesce a incassare. E, ai quasi 60 milioni di euro di crediti, vanno aggiunti 12 milioni di euro di Iva che l’azienda è stata costretta a versare a quello stesso Stato che non onora i suoi debiti. Perché se da una parte lo Stato ritarda, oltre ogni immaginazione, i pagamenti alle imprese fornitrici, dall’altra queste aziende sono costrette a versare il pagamento dell’Iva, puntuali come un orologio svizzero, e calcolata anche sui soldi ancora non incassati dalla Pa.
Si tratta di una difficile situazione contro la quale Italpol si trova a combattere da molto tempo, nella quale tuttavia non si trova sola. Sono infatti moltissime le imprese che combattono contro i ritardati pagamenti da parte della Pa e aumentano in maniera allarmante quelle che non riescono a sopportare la pressione e finiscono per chiudere. Il fenomeno si è acuito con l’inizio della crisi. Prima dell’ondata recessiva le banche vedevano nella certezza dei crediti delle aziende un requisito sufficiente per accedere a dei prestiti, una liquidità che ha permesso per molto tempo alle aziende di sopravvivere nonostante i prolungati ritardi nei pagamenti da parte della Pa. Oggi la realtà è cambiata, con l’avvento della crisi i criteri si sono fatti più stringenti e gli istituti di credito hanno chiuso la possibilità di accedere a finanziamenti esibendo i soli crediti nei confronti dello Stato, condannando così le aziende al fallimento. http://www.oipamagazine.eu